olio, tela, 81 x 65 cm, firmato a sinistra: "Kobzdej 1962" e firmato, iscritto e datato sul retro: 'Aleksander Kobzdej | 1962 | MESSICO III | 81 x 65'.
Pittore, grafico, illustratore e scenografo. Studia architettura al Politecnico di Leopoli dal 1939 e si laurea al Politecnico di Danzica nel 1946. Durante gli studi, studia contemporaneamente pittura sotto la guida di Władysław Lam. Subito dopo la fine della guerra, nel 1945, intraprende gli studi all'Accademia di Belle Arti di Cracovia sotto la guida di Eugeniusz Eibisch. Si tratta però di un breve episodio nella vita dell'artista, poiché nello stesso anno diventa assistente di Władysław Lam presso la Facoltà di Architettura dell'Università di Tecnologia di Danzica. In seguito, accetta un lavoro presso la Scuola Superiore Statale di Arti Visive di Sopot, dove lavora fino al 1951, dopodiché si trasferisce a Varsavia, dove si stabilisce definitivamente. L'opera pittorica dell'artista può essere suddivisa in diverse fasi. Inizialmente si è ispirato ai risultati dei post-impressionisti. Poi si rivolge al realismo, facendo riferimento ai maestri della pittura del XIX secolo. Durante il periodo del realismo socialista, divenne l'artista di punta dell'arte ufficialmente decretata dalle autorità comuniste. Fu l'autore del capolavoro del realismo socialista, Podaj cegłę, (dal dittico Podaj cegłę i Ceglarki). Nel 1955 rompe con il realismo socialista e si orienta verso l'informale, creando da questo momento in poi composizioni astratte, prestando grande attenzione al colore e agli aspetti strutturali e materici del dipinto. Kobzdej partecipa alla Biennale di Venezia nel 1954 e il successo internazionale arriva con il successo alla V Biennale di San Paolo, dove riceve il premio più importante della sua carriera per la serie degli "Idoli". Si allontana dalla pittura rappresentativa e inizia a creare nello spirito dell'informale. Lavora sulla struttura e sulla consistenza dei suoi dipinti, creando una serie intitolata "Cracks" (crepe), iniziata nel 1966 e ampliata nel 1969 con la creazione di oggetti pittorici chiamati "Hors cadre" (senza cornice), che interagiscono con lo spazio circostante senza alcuna restrizione.
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