olio, cartone, 33 × 40 cm
firmato a sinistra: "ADAM/STYKA (in cornice)
Adam Styka proveniva da una famiglia di grandi tradizioni artistiche: era figlio di Jan e fratello minore di Tadeusz Styka. Inizialmente, la sua vita professionale non era affatto associata alla pittura. Sebbene Adam abbia mostrato fin da piccolo un grande interesse per l'arte, suo padre Jan aveva progetti completamente diversi per Adam. Soprattutto, favorì molto il figlio maggiore Tadeusz in termini di sviluppo artistico. Come ricorda Wanda Styka, moglie di Adam, "il padre disse che non c'era bisogno di tre pittori Styka e voleva indirizzare Adam su una strada diversa" (Czesław Czapliński, "The Styka Family Saga", New York 1988, p.135). Questa strada sarebbe stata il futuro studio dell'ingegneria. Intorno al 1907, Adam fu mandato alla prestigiosa scuola cattolica Passy di Froyennes, in Belgio, che lo preparava a studiare ingegneria nelle migliori università francesi (Lit. Andrzej Bińkowski, Bińkowska Maja, Skrodzka Barbara, Su Romain, "Adam Styka, life and work", 2015, p.6.). Lì, fortunatamente, il grande talento artistico di Adam fu notato da uno dei suoi insegnanti che convinse Jan a mandare il figlio a studiare pittura. Adam iniziò così i suoi studi all'École Nationale des Beaux-Arts di Parigi, sotto la tutela del pittore accademico francese Fernand Cormon (1855-1924), che dipingeva ritratti, rappresentazioni storiche e religiose e che, durante il suo soggiorno in Tunisia, realizzò anche dipinti con temi orientali. Fu probabilmente il contatto con questo artista a instillare nel giovane studente il fascino del lontano mondo orientale.
Il primo viaggio di Adam in Africa risale probabilmente al 1909, nell'ambito di una borsa di studio ricevuta. I successivi viaggi ad Algeri e Tunisi ebbero luogo nel 1911. Da quel momento in poi, Adam Styka visitò più volte i paesi esotici dell'Africa e questi viaggi furono parte integrante della vita dell'artista. Styka era assolutamente affascinato dal Continente Nero, dalla sua gente e dai suoi paesaggi. Da quel momento in poi, le tele del più giovane Styka presentano scene assolate di vita nomade, carovane, scene di abbeveraggio con cammelli o asini. I dipinti orientali presentati alle mostre suscitarono un ampio interesse e ammirazione non solo tra il pubblico ma anche tra i critici: "Se si entra in una stanza con il Popolo d'Oriente di Adam Styka, la temperatura sembra immediatamente salire, perché queste scene di Algeri e dell'Egitto sono così calde nei colori, come se ognuno di questi paesaggi fosse bruciato dal sole. (...) Una luminosità, un colore e un calore così sorprendenti si vedono raramente anche nei dipinti orientali. Sono immagini che nessun amante dell'energia contenuta nella bellezza sensuale dovrebbe lasciarsi sfuggire". A.Bridle "The Toronto Daily Star", 4 III 1937, citato da Cz. Czapliński, "The Styka Family Saga/Saga of the Styka Family", New York 1988, pp. 152-153.