Dimensioni: 140 x 140 cm
Firmato, datato e iscritto sul retro: ''SENZA TITOLO (TAKE IT IN BLOOD)'', P.U. 2012'
istruzioni per l'installazione sul retro
Origine
collezione istituzionale, Polonia
Biografia
Piotr Uklański è uno di quei pittori il cui debutto artistico è avvenuto nel periodo della turbolenta trasformazione tra la fine degli anni Ottanta e la metà degli anni Novanta. Un tempo considerato un ribelle artistico, oggi è senza ombra di dubbio nel pantheon degli artisti polacchi con una forte posizione nel milieu. Con coerenza e coraggio continua a trattare argomenti che per molti sono proibiti o scomodi. Con la sua arte, cerca di interagire con le attuali questioni socio-politiche, ricorrendo a diversi mezzi artistici, tra cui la fotografia, l'installazione, la performance o la pittura.
Nel 1991, dopo essersi diplomato all'Accademia di Belle Arti di Varsavia, si è recato a New York, dove ha lavorato come fotografo. Vive e lavora a New York. Uklański utilizza diversi media, dalla fotografia all'installazione, dal video alla performance. Gioca un gioco ironico e critico con il fascino seducente degli stereotipi della cultura popolare e dei cliché visivi. L'artista fa delle aree degradate della cultura pop il materiale per le sue opere, mostrandone l'indiscutibile magia. Le sue opere parlano tanto della gioia spontanea della bellezza quanto del senso di colpa che nasce quando la si sperimenta. Uklański trova la bellezza in cose banali e conosciute, in luoghi dimenticati o dove appare in modo del tutto inaspettato, coinvolgendo il pubblico in situazioni create per creare un "buon" umore, che evoca sentimenti e nostalgia. La "specialità" di Uklański è la trasposizione nel tempo e nello spazio di vari fenomeni estetici. L'opera del 1996, intitolata DANCE FLOOR, è un pavimento "citato" da una discoteca, che pulsa di luci al ritmo della musica da ballo. Installata all'interno della galleria, diventa un elemento imperdibile per i visitatori. Essi si trovano di fronte a uno spazio la cui atmosfera ricorda quella di una discoteca, ma la loro frustrazione può essere causata dal fatto di non potersi abbandonare completamente a questo stato d'animo. L'opera è anche un dialogo con la scultura minimalista tradizionale. Nel 1999 Uklański, invitato dalla Galleria Foksal, ha realizzato un mosaico su un pilastro all'ingresso dei Grandi Magazzini "Smyk" nel centro di Varsavia con piatti di porcellana, scarti di produzione delle fabbriche di Ćmielów e Pruszków. L'opera è stata ispirata da un viaggio dell'artista in Polonia, durante il quale ha notato case decorate con specchi e pezzi di ceramica da tavola. L'artista ha ripreso il modo kitsch di decorare l'architettura di provincia e ha utilizzato questo metodo in un contesto sociale ed estetico diverso, cambiando la scala della realizzazione in monumentale e la cultura bassa in cultura alta. La mostra di Uklański NAZIIŚCI, allestita nel novembre 2000 alla "Zachęta" di Varsavia, si è conclusa con uno scandalo, con la distruzione di alcune opere e la chiusura dell'esposizione. La mostra presentava una serie di 164 fotografie a colori che ritraevano noti attori stranieri e polacchi che interpretavano personaggi nazisti nei film. Utilizzando uno strumento tipico della cultura di massa, l'artista ha accostato le immagini cinematografiche del "tedesco cattivo" che popolano l'immaginario collettivo dello spettatore. Le fotografie ritraggono uomini belli ed eleganti, duri del cinema che seducono lo spettatore con la loro immagine attraente, offuscando così la verità sul nazismo. Come commenta l'artista stesso a proposito di questo lavoro: "Il ritratto del nazista nella cultura di massa è l'esempio più evidente della distorsione della verità sulla storia, sulle persone. Per me è ancora più importante perché è la principale fonte di informazione su quel periodo, per molti l'unica". Durante la mostra, il noto attore Daniel Olbrychski è entrato nella galleria con una sciabola e, in presenza di una troupe televisiva preordinata, ha tagliato alcune delle fotografie, protestando così contro l'uso dell'immagine cinematografica dell'artista. Il Ministro della Cultura non ha accettato di riaprire la mostra.